MASSIMO CARBONI

"GINO SABATINI ODOARDI" 

 

Nelle opere di Gino Sabatini Odoardi, il rivestimento bianco azzera la funzionalità degli oggetti, omogeneizzandoli attraverso il non colore che contiene tutti i possibili colori. Nel procedimento della termoformatura, con l’aria che viene totalmente espulsa per formare la condizione di sottovuoto, viene abolita anche quella invisibile guaina che riveste la merce e che la rende nell’immaginario desiderabile. L’artista partecipa a suo modo a quel regime di incessante elaborazione per cui ogni prodotto viene progettato, immesso sul mercato, consumato e poi di nuovo progettato et sic in infinitum. Pur nella più completa anomia, la forma è riconoscibile, e da questa si può intuire di quale oggetto si tratta. Ma è come distinguere un fantasma da un altro: l’oggetto diventa un revenant che ritorna come uno spettro ad agitare le notti insonni della merce. 

 

Roma, maggio 2011

 

* Testo pubblicato sul catalogo della 54° Biennale di Venezia, Padiglione Italia (Arsenale) "L'Arte non è Cosa nostra", a cura di Vittorio Sgarbi, ed. Skira, giugno 2011.