MAILA BUGLIONI

"SENZA TITOLO CON SEDIA" 

 

Si è appena conclusa l’edizione 2023 del Festival Biennale di Arte Ambientale “Seminaria Sogniterra”, curato da Marianna Fazzi con Mattia Fernando Biagetti, sviluppato in un percorso che fa vivere il centro storico di Maranola attraverso opere site specific di artisti contemporanei. 

Svoltosi nel centro storico di Maranola nelle giornate di venerdì 25, sabato 26 e domenica 27 agosto 2023 il Festival Biennale di Arte Ambientale “Seminaria Sogniterra”  ha presentato al pubblico accorso molteplici progetti site-specific di arte contemporanea creati lungo un itinerario che, oltre a far ammirare la bellezza del borgo, li ha condotti tra luoghi “segreti” e abitazioni dei local. A cura di Marianna Fazzi con Mattia F. Biagetti, questa VII del Festival ha fatto registrare ben 2.000 presenze diluite nel corso delle tre serate. Nonostante il caldo umido appassionati, addetti ai lavori, semplici curiosi e tanti, tantissimi giovani hanno raggiunto il piccolo paese posto sulla collina che domina Formia per fare un viaggio fra installazioni, murales, performance live, musica, proiezioni e fotografia. Qui hanno potuto osservare i lavori inediti dei 16 artisti, emergenti e non, coinvolti: Amusement, Giulia Apice, Sara Bernabucci, John Cascone / Veronica Cruciani, Alessandro Cocchia, Iginio De Luca, Carlo De Meo, Rocco Lombardi, Veronica Neri, Antonio Palma, Daniela Perego, Gino Sabatini Odoardi, Donatella Spaziani, Strati Collective, Studio Clichè e Wang Yuxiang. Le loro opere sono scaturite dopo il primo sopralluogo nel borgo, attraverso la partecipazione condivisa ed il dialogo instaurato durante le residenze, tenute a partire dall’anno precedente e culminate durante le tre giornate di esposizione. Da ciò è nata l’esigenza e la scelta curatoriale di eliminare eventuali sotto tracce o temi così da far emergere spontaneamente la vera essenza ed anima di Seminaria Sogninterra.

 

Di forte impatto la scultura “Senza Titolo con sedia” 2016/2023 di Gino Sabatini Odoardi: una sedia sospesa, levitante nella pancia della torre di avvistamento di Maranola, sul cui schienale è poggiato un drappo bianco, un panneggio memore della civiltà greco-romana da cui discendiamo. Un rinvio classico che, tuttavia, stride fortemente con il materiale plastico, plasmato attraverso un processo di termoformatura, comunemente impiegato dall’artista per la realizzazione delle sue opere col fine di creare quello scarto che porta l’osservatore alla riflessione. Sorretto da soli due cavi d’acciaio il lavoro è, afferma l’artista, «un tentativo di giocare a scacchi con il baricentro del mondo senza certezze. Anche perché siamo tutti ostaggi, cambia sola la postura». 

Roma, 3 settembre  2023

 

* Testo integrale pubblicato sulla rivista Segno online il 3 settembre 2023.