DANIELA TRINCIA

"SENZA TITOLO"

 

La precarietà: questa è l’immediata sensazione che si prova arrivando di fronte “alla vetrina” dello Studio Lipoli. Poi: l’armonia, la luminosità, il colore, i riflessi. Ma queste sensazioni e percezioni arrivano con un piccolo scarto di tempo. Ed è questo l’intento che ha guidato l’installazione dell’artista Gino Sabatini Odoardi, “Senza titolo, 2002”, presentata al terzo appuntamento della rassegna “Succede il martedì”.

Le curatrici, Sabrina Vedovotto ed Emanuela Nobile Mino da vere e severe padrone di casa, hanno sapientemente accolto e guidato gli “indisciplinati ospiti” verso l’opera protagonista della serata.

L’esordio di Gino Sabatini Odoardi come artista è attraverso la pittura, ma già nei primi anni ’90 avviene la sua svolta artistica, che lo porta a stravolgere la nozione tradizionale di quadro, inserendovi i suoi noti “objets trouvés”.

Come quadri nel quadro, la grande parete bianca di fondo o quinta scenografica, accoglie i ventuno bianchi pannelli, rigorosamente disposti in tre file “come tracce di un rituale ripetuto e ribadito”, che si distribuiscono in una severa modularità di tre file. In questo geometrico ordine e però inserito un elemento di disturbo: un pannello esce dal rigore, non si allinea con gli altri.

I pannelli a loro volta sono i supporti di altrettanti bicchieri, precariamente tenuti da una pellicola trasparente, che li fascia e li salda al supporto. Diversamente colmi di vino rosso, l’eccezione è nuovamente data dal pannello-disturbo, che invece è colmo d’acqua. Il vino e l’acqua, immediatamente accolti alla nostra mente come elementi evocativi di storia, di religiosità, di tradizione, “sono recuperati proprio in virtù del loro valore transustanziale e purificatore … come metafore dell’antitesi tra vita e morte”. Il vino, l’acqua, la bianca parete, i bianchi supporti, la pellicola trasparente, la vetrina, concorrono tutti nel dare un caldo effetto coloristico e luministico, che portano lo spettatore ad una coatta riflessione sui temi accennati dall’artista ed “insinuare in lui il dubbio, rimettere in discussione la realtà, rompere gli equilibri su cui poggia la nostra cultura”. Catalogo in mostra. Voto: 8.

 

Roma, dicembre 2002

 

* Testo pubblicato sul sito Scanner.it nel dicembre 2002 con in occasione della mostra personale "L3 - Senza Titolo 2002” a cura di Sabrina Vedovotto e Emanuela Nobile Mino, inaugurata il 15 ottobre 2002 nella galleria Studio Lipoli in via Margutta a Roma.