BARBARA MARTUSCIELLO

"SENZA TITOLO 2014"

 

La prassi dell’arazzo si avvale della collaborazione stretta tra chi lo esegue fattivamente e l’artista che ne è autore: il suo linguaggio visivo si riversa alla perfezione nella tessitura rara e particolarissima a basso liccio, con il telaio in orizzontale, realizzata nel Laboratorio dell’Arazzeria di Penne della Riserva Naturale Regionale Lago di Penne, Oasi del WWF.

 

Anche se la struttura della tessitura è in parte graficizzata e riconsegnata da fili colorati, intrecci e nodi, il lessico dell’artista non è ridotto e mantiene la sua precipua complessità; si carica, anzi, di intrinseca audacia compositiva e primaria molto esclusiva: perché non si tratta di una pratica del calco ma della traduzione da uno specifico all’altro senza la trasformazione in una copia. Di ciò parliamo quando trattiamo dell’arazzo di Gino Sabatini Odoardi (Pescara, 1968): questo suo lavoro si palesa con dominanti lattiginose, ridottissime velature, con un sapiente reticolo di fibre e dei diversi colori che assorbono la luce e la fanno al contempo vibrare. Trama e ordito sanno mostrare perfettamente, pur con piccoli punti e il tratto accennato, nella tessitura la tipica cifra stilistica e poetica dell’artista. La sua ricerca è fatta di essenzialità, capacità di generare pathos e interrogativi attraverso messe in scena coinvolgenti ma calibratissime, spesso con pochi elementi: talvolta pochissimi, come in questo caso. Qui il segno incide quasi lo spazio tessuto, pare che lo apra e che, allo stesso tempo, lo delimiti. Il tutto, così pensato e organizzato, rimanda alla disarmonia di ciò che è intorno e dentro (la vita del mondo?) e richiama l’implosione e l’equilibrio precario, tema di molte altre opere e installazioni dell’artista e tutte posizioni sfavorevoli. Tali condizioni e percezioni dissonanti sono solo evocate – con la lievità intelligente di chi sa trattare argomenti duri senza moralismi – perché volutamente vengono lasciate fuori dall’area pittorica che è evidentemente parimenti simbolica; è al centro che si determina un accadimento: la visualizzazione di una riconoscibile immagine centrale, che sembra un appiglio, anche di senso, e un campo neutrale di una ritrovata armonia. Fatta anche di fili.

 

Roma, dicembre 2017

 

* Testo critico pubblicato sul catalogo della mostra “Tessere l’Arte”, XIX Biennale Città di Penne, ed. Cogecstre, Penne (Pe) 2017.