PIEGHE E POLVERE

Intervista a cura di Anita Pepe

 

Partiamo con una consonante: pieghe, polvere e...  quale potrebbe essere una terza “p”?

Pietra.

 

Perché il cimitero? E con quale criterio sono state scelte le tombe degli uomini illustri?

Perché il cimitero è un osservatorio privilegiato che non può mentire. Il criterio della scelta è puramente casuale. Ho cercato, per quanto possibile, di diversificare le competenze di ogni singolo illustre che un tempo - a suo modo - fece grande la città di Napoli. 

 

Come si possono, lavorando su Napoli, evitare truci luoghi comuni, oppure pittoresco folklore?

Scavando oltre la superficie, lavorando per verticalità. Napoli è una città viva e rovinata allo stesso tempo. E’ la terra delle cose fatte fino ad un certo punto. Tutto è bello, orrendo e in disordine, niente funziona bene tranne il passato. Non è facile resistere alla paccottiglia kitsch da cui è oberata, purtuttavia ha una straordinaria forza di essere continuamente altro rispetto agli insopportabili stereotipi che la affliggono.

 

Perché la predilezione per il bianco?

Perché il bianco mi garantisce il privilegio dell’eccesso inverso al fastidioso rumore retinico del mondo. Esso è sottrazione ed apre al possibile.

 

In che cosa consiste la termoformatura?

E’ una variazione più complessa di un processo che ho sviluppato nei primi anni ’90: il “sottovuoto”. La Termoformatura mi consente di ibernare (con l’utilizzo di raffinati polimeri) un oggetto mediante più fasi: riscaldamento-sottovuoto-raffreddamento. E’ un meccanismo dal fascino irreversibile. Esso ha la grande proprietà di “freddare” l’oggetto per sempre, dandogli un’altra possibilità dopo l’inevitabile.

 

In un'operazione tesa alla salvaguardia della memoria, e con un'estetica così limpida ed equilibrata, c'è spazio per un approccio emotivo o si tratta di un “documento” eminentemente razionale?

La ragione è assoggettata all'emozione. La prima spiega i fatti, la seconda li determina.

 

Parafrasando, cosa c'è tra le pieghe del tuo lavoro?

Gli innumerevoli risvolti della vita, dove niente è chiaro e rivelato. Nessuno può spiegare come le note di una melodia di Stravinskij, o le pieghe di un panneggio di Bernini, producano i loro effetti nella mente umana. Se non le senti, se non le vedi, se non le tocchi, nessuno può fartele “sentire” col ragionamento.

 

Tu lavori molto sulla memoria. Cosa vorresti si ricordasse di te? O preferisci l'oblio?

Parafrasando Alberto Savinio: “Ognuno ha le reliquie che si merita”.

 

Napoli, 12 settembre 2015

 

* Intervista a cura di Anita Pepe tenutasi il 12 settembre 2015 e pubblicata sul quotidiano "Roma".